martedì, marzo 29, 2005

Einstein (e un ministro) a Pavia

Grande spolvero stamane in occasione del convegno "Spacetime in action". Complice l'annullo speciale del francobollo commemorativo (che ritrae proprio la città di Pavia, nella quale la famiglia Einstein visse intorno tra il 1894 e il 1902, e dove per qualche tempo visse anche un giovane Albert), in occasione dell'anno mirabile di AE e dell'anno mondiale della fisica, era presente anche il responsabile del Dicastero delle Comunicazioni.
Dopo introduzione (in inglese) del chairman, i saluti del del Rettore (in inglese) e del Sindaco (in inglese), è venuto il momento di un insigne cattedratico che ha raccontato (in inglese) per una quindicina di minuti delle manifestazioni in ballo per celebrare AE nel 2005. Per tutto questo tempo, il ministro ha trafficato annoiatissimo con i suoi due cellulari, lanciando ogni tanto distratte occhiate al parterre, composto per metà circa da congressisti, per il resto da locali notabili di AN, aitanti bodyguard, poliziotti in borghese, qualche autorità sparsa e sfaccendati come il sottoscritto. Quindi il Ministro ha preso la parola e ha esordito in inglese: "minchia", mi sono detto. Una frase di saluto e poi via con una bella chiacchierata in italiano. "Ah, ecco!" mi sono risposto.

Finita l'inaugurazione esco in tempo per assistere alla scena di due tizi che incombono su un terzo mostrandogli una enorme patacca di distintivo (presente quella di "dragnet"?) ed estraendo taccuini e arie truci: una cosa tipo identificazione e intanto ci segua. Al che il terzo tizio si rivolge baldanzoso ad un giovane collaboratore (presumo) urlando: "Chiama il prof. XXXX, mi stan portando via perchè volevo parlare col Ministro!". Accorre il prof. XXXX che spiega ai tutori dell'ordine che quell'importuno interlocutore non è un pericoloso sovversivo ma uno dei più famosi fisici italiani. Tutto finisce in gloria, ma faccio in tempo a sentire qualche frase (ciondolavo lì in un rush di delirio da blogger in cerca di scoop) e mi sembra proprio di sentire uno dei poliziotti che dice (suppergiù): "insomma, volevamo solo identificarla e fare qualche domanda, siamo in democrazia, no?". Ora, non ho visto come è andata la (forse solo tentata) conversazione tra scienziato e ministro, e del seguito spero di essermene accorto solo io (in effetti sono stati discreti e i congressisti stavano scattando verso la zona lunch), però che figure, davanti agli ospiti stranieri, signora mia.