martedì, giugno 27, 2006

Appetite for (auto)destruction

La specie umana è condannata. Anche in un posto come questo, dove fa caldo forse 20 giorni l'anno (caldo? oggi a sentirli sarà la giornata più calda dell'estate, e si sta da dio, venissero in padania questi due mesi, venissero), una città di mare sul pacifico a nord di Seattle, diosanto, nel centro congressi (e nei centri commerciali) c'è l'aria condizionata. Da polmonite, peraltro.

Communication beakdown

Sono stato colpito dal satori. Dopo essere impazzito qualche ora per cercare di telefonare in italia usando i soliti astrusi mezzi del (supposto) free roaming (digita * 4 8 15 16 23 42 * gira tre volte su te stesso tenedo un dito sul naso e cantando we shall overcome mentre con l'altra mano schiacci #) ho acquistato un pò di credito skype e telefono casa con 5 cent al minuto. Adesso devo solo scoprire se il wifi è free anche nel prox albergo, e risolvere un fastidioso problema di prese. Certo, ho acquistato una multpla internazionale, ma volete ridere? Ha l'ingresso a due buchi, mentre il cavo di alimentazione del notebook ne ha tre. Qualsiasi cavo per notebook, a quel vedo dai colleghi italiani. Se non trovo altro compro una cesoia.

giovedì, giugno 22, 2006

sì, viaggiare (?)

In 4 giorni ho preparato due presentazioni poster e un powerpoint. Ho un paio di fastidiosi problemini fisici. Ho una scorta di medicinali che sembro un narcotrafficante, più il tubo porta poster che sembra un bazooka. Farò un viaggio di minimo una quindicina di ore, due voli di cui uno di dieci. Da quando ho visto lost, l'idea di un viaggio intercontinentale non so se mi terrorizza o mi eccita. Vado tra le altre cose a presentare il congresso dell'anno prossimo, che dal punto di vista dell'organizzazione è attualmente al grado di realizzazione dell'1%. Devo ancora piegare 500 pieghevoli. Vado in un posto dove non si capisce che tempo faccia: ieri la massima era di 21°, domani previsti 30°. La valigia è un'ipotesi. Ora non so nemmeno se ho tempo di guardare la partita, ma una cosa è certa: appena finito questo post mi faccio 20 goccie di lexotan.

martedì, giugno 13, 2006

quello che gli uomini non dicono

(coraggio, riprendiamo il tono allegramente idiota tipico di questo blog)

Cara lettrice, cara ragazza, se ancora stai con lui, è perchè ti ha convinto che sei l'unica donna che gli interessa. E' irreprensibile. Eppoi cucina, lava i piatti, addirittura stira e magari cambia i pannolini al pupo. Nulla scalfisce la apparentemente totale indifferenza verso le donne che ti fanno impazzire di gelosia (tutte). Forse che abbia sotterrato i suoi istinti di cacciatore? No. Se sei così cieca da pensarlo, è giunto il momento di legger questo post.

Questo blog, in un momento di euforia ingiustificata e in un empito di sincerità autodistruttiva che gli costrà l'eterna esecrazione del genere maschile, ha deciso di rendere pubbliche le confessioni di un panel di pentiti che hanno voluto lavarsi la coscienza spifferando tutto.
Eccoti la verità. Ecco un comodo manuale di traduzione, ecco il codice dell'inganno, ecco la stele di rosetta della dissimulazione.

affermazione: Come dici? No, non la ho notata.
traduzione: terza di reggiseno, niente mutande.

aff. Guarda, lo sai, a me piacciono più prosperose, come te
trad.: un po' piatta, ma molto sexy

aff.: Quella tipa? Un po' in carne, dai!
trad: se dio vuole, una con addosso un po' di carne!

aff.: Si, abbastanza carina, ma non è il mio tipo
trad.: Gran gnocca. Me la farei adesso.

aff: Quella, dici? Uhhhh, che alta.
trad.: Che puledrona! Me la cavalcherei senza sella


aff: Quella, dici? Nooo, troopo bassa.
trad.: Donna nana, tutta tana.

aff.: ha dei begli occhi, però ha qualcosa che non mi convince...
trad.: Mi sono innamorato

aff.:la tua amica? Bruttina, però... se si conciasse meglio, per valorizzare un poco la sua femminilità...
trad.: la tua amica è un discreto cesso, però ha un gran telaio. Dovrebbe mettere le tette più in vista. Io comunque me la farei

aff.: Fiscamente niente da dire, però di viso... insomma...
trad.: Due gran meloni, coscia lunga. Me la farei subito

aff.: La nuova collega? Molto vistosa e aggressiva. Al limite del volgare, direi. Di quelle che manco ti vien voglia di avvicinarle, anzi a me fanno scappare.
trad.: Minigonna inguinale. Scollatura anche. Le ho fatto l'occhiolino e le ho dato il numero di cellulare.

aff.: come? scusa, stavo guardando quella giacca in vetrina
trad.: mi sono innamorato della commessa

NB: accettiamo ulteriori contributi da esperti del ramo

lunedì, giugno 12, 2006

forse dio c'è, ma allora è piuttosto cattivo.

(post vivamente sconsigliato alle donne incinte)

Un'amica la scorsa settimana ha partorito. Un esserino di 25 settimane, 8 etti. 118, rianimazione, crisi polmonare, pneumotorace, terapia intensiva, crisi renali, emorragie cerebrali. 10-15 anni fa soltanto sarebbe morto nel giro di qualche ora, forse meno. Adesso no. Adesso i medici fanno di tutto per salvarli, a 25 settimane (e anche meno), quando la speranza di sopravvivenza è di poco sopra il 50% (o anche meno), quando non si sa quanto potrebbe durare l'incertezza (a volte spirano dopo un paio di mesi di intensiva) e sono discretamente probabili menomazioni future. Raramente ho visto persone soffrire così. Fa uno strano effetto vedere un padre sperare nella morte dell' esserino appena nato. Eppure nessuno si è scandalizzato.Tutti semmai abbiamo trovato strano qualcos'altro. Perchè tanto accanimento? Perchè voler "salvare" a tutti i costi una vita probabilmente non del tutto formata? Perchè rischiare di tirare addosso ad una famiglia (che di norma ormai si assume l'onere di una serie di esami e controlli per evitare di mettere al mondo un bimbo con qualche menomazione) un dramma? Un amico cinico che conosce l'ambiente mi ha fornito due ragioni: la prima è connessa al narcisismo: insomma, se lo salvano ci fanno un gran figura, poi chi vivrà vedrà. La seconda è che vogliono vedre quali sono i limiti, in pratica stanno facendo ricerca.

Il piccolo è spirato venerdì mattina, dopo quattro giorni di passione. La madre a pezzi, il padre forse un po' sollevato, ma chissà. Domenica, all'ingresso del cimitero, una scritta che mi ha fatto incazzare: "qui finisce la giustizia degli uomini - qui inizia la giustizia di dio".
"Allora siamo a posto!". Non sapevo da che parte girarmi. A destra c'era un prato: mi sono tolto la giacca, ho lasciato il piccolo corteo e sono andato a cercare soffioni col mostro.

martedì, giugno 06, 2006

I once had a girl (or should I say she once had me)

10- 12 anni addietro, lei non capiva nemmeno come si accendeva un pc (e infatti si comprò un mac portatile).
Cercai di spiegarle a lungo cosa fosse il web, niente da fare. Donna intelligentissima, per carità. Giornalista con gran fiuto e ottima penna. Però con poca propensione alla scienza e alla tecnologia, mi dissi. Poi forse i tempi non erano maturi. O magari ero io che avevo le idee piuttosto confuse sul tcp/ip. Faticosamente comprese il concetto di email, e dopo lunghe vicissitudini (non è che neppure io fossi un geek, mai avuto feeling con il mac, all'epoca poi la rete la usavo su un terminale di una macchina Vax/Vms) riuscimmo a usare l'orrendo prodotto almeno per mandare un fax a suo padre. Prima di riuscire a usare l'email la nostra storia era finita (uè, dopo tre anni, mica un flirt).
Fa quindi un certo effetto scoprire il suo nome firmare servizi di prima pagina sulla edizione online di un quotidiano nazionale, e venire a sapere che a lungo si è occupata dei contenuti web di detta edizione, che tiene dei blog, che ha un account su skype (la chiamo? non la chiamo?) etcetc...

lunedì, giugno 05, 2006

le lucciole

O Pasolini era stato esageratamente catastrofico, o nella villa degli straricchi e celeberrimi pellicciai che confina con il nostro umile appartamento i filippini ne liberano qualche decina a sera per allietare gli ospiti. In ogni caso la terrazzona sul fiume ne è piena.