lunedì, agosto 30, 2004

Lavorare con lentezza

Grazie alle aderenze del mio collega e dirimpettaio di scrivania, che oltre ad essere brillantissimo scienziato è poliedrico scrittore (romanziere , critico e saggista), giovedì scorso abbiamo assistito ad una anteprima privata di "Lavorare con lentezza" di Guido Chiesa. Infiltrato, e mescolato anonimamente tra la creme della intellettualanza milanocentrata (tra gli altri vengono segnalati un Feltrinelli, Gomma, Massimo Coppola che nel film con naturalezza interpreta sè stesso) mucho maas ha davvero gradito il film. Attenzione: nello sproloquio che segue ci sono poche e imho non importanti anticipazioni sulla trama del film.


1976: due giovani figli della Bologna proletaria vivacchiano tra sogni ed espedienti, quando viene prospettato loro un colpo grosso, la svolta. Si tratta di un buco, un tunnel: scavare sotto la città per raggiungere una banca. Metafora? Non ci sono tante vie di uscita per quelli nella loro situazione: la fabbrica o il crimine, e la galera. Ma ecco che mentre scavano li raggiunge il suono (underground!) di una radio strana: se sia la luce in fondo al tunnel non si sa, e che la storia di radio alice finisca male è noto. Nel frattempo però avranno scoperto il sesso e le rivendicazioni del femminismo, le paure dei coetanei piccolo borghesi, la non sempre allegra cialtronaggine dei più intellettuali e molto altro...
Mescolando storia e fiction, materiale di repertorio e piccoli spezzoni girati stile film muto b/n, in un film davvero molto divertente Chiesa trova un registro rigoroso ma leggero, con l'aggiunta di un pizzico di noir a fare da collante. Senza paludamenti e didascalismi ricapitola le tensioni del periodo, le differenze generazionali e di classe, i sogni e gli incubi di un amosfera che sa rendere come irripetibile. Scene preferite: il concerto organizzato dalla radio, con gli Area che suonano (intepretati dagli Afterhours) dopo che le braccia proletarie hanno montato il palco salvando l'intellighenzia sprovvista di prassi; più tutte quelle nelle quali è presente il carabiniere che "controlla" le trasmissioni di radio alice.
PS ogni volta che vedo un film ambientato a Bologna, penso che vorrei aver vissuto lì almeno una decina d'anni, a scelta negli ultimi 50.