forse dio c'è, ma allora è piuttosto cattivo.
(post vivamente sconsigliato alle donne incinte)
Un'amica la scorsa settimana ha partorito. Un esserino di 25 settimane, 8 etti. 118, rianimazione, crisi polmonare, pneumotorace, terapia intensiva, crisi renali, emorragie cerebrali. 10-15 anni fa soltanto sarebbe morto nel giro di qualche ora, forse meno. Adesso no. Adesso i medici fanno di tutto per salvarli, a 25 settimane (e anche meno), quando la speranza di sopravvivenza è di poco sopra il 50% (o anche meno), quando non si sa quanto potrebbe durare l'incertezza (a volte spirano dopo un paio di mesi di intensiva) e sono discretamente probabili menomazioni future. Raramente ho visto persone soffrire così. Fa uno strano effetto vedere un padre sperare nella morte dell' esserino appena nato. Eppure nessuno si è scandalizzato.Tutti semmai abbiamo trovato strano qualcos'altro. Perchè tanto accanimento? Perchè voler "salvare" a tutti i costi una vita probabilmente non del tutto formata? Perchè rischiare di tirare addosso ad una famiglia (che di norma ormai si assume l'onere di una serie di esami e controlli per evitare di mettere al mondo un bimbo con qualche menomazione) un dramma? Un amico cinico che conosce l'ambiente mi ha fornito due ragioni: la prima è connessa al narcisismo: insomma, se lo salvano ci fanno un gran figura, poi chi vivrà vedrà. La seconda è che vogliono vedre quali sono i limiti, in pratica stanno facendo ricerca.
Il piccolo è spirato venerdì mattina, dopo quattro giorni di passione. La madre a pezzi, il padre forse un po' sollevato, ma chissà. Domenica, all'ingresso del cimitero, una scritta che mi ha fatto incazzare: "qui finisce la giustizia degli uomini - qui inizia la giustizia di dio".
"Allora siamo a posto!". Non sapevo da che parte girarmi. A destra c'era un prato: mi sono tolto la giacca, ho lasciato il piccolo corteo e sono andato a cercare soffioni col mostro.
Un'amica la scorsa settimana ha partorito. Un esserino di 25 settimane, 8 etti. 118, rianimazione, crisi polmonare, pneumotorace, terapia intensiva, crisi renali, emorragie cerebrali. 10-15 anni fa soltanto sarebbe morto nel giro di qualche ora, forse meno. Adesso no. Adesso i medici fanno di tutto per salvarli, a 25 settimane (e anche meno), quando la speranza di sopravvivenza è di poco sopra il 50% (o anche meno), quando non si sa quanto potrebbe durare l'incertezza (a volte spirano dopo un paio di mesi di intensiva) e sono discretamente probabili menomazioni future. Raramente ho visto persone soffrire così. Fa uno strano effetto vedere un padre sperare nella morte dell' esserino appena nato. Eppure nessuno si è scandalizzato.Tutti semmai abbiamo trovato strano qualcos'altro. Perchè tanto accanimento? Perchè voler "salvare" a tutti i costi una vita probabilmente non del tutto formata? Perchè rischiare di tirare addosso ad una famiglia (che di norma ormai si assume l'onere di una serie di esami e controlli per evitare di mettere al mondo un bimbo con qualche menomazione) un dramma? Un amico cinico che conosce l'ambiente mi ha fornito due ragioni: la prima è connessa al narcisismo: insomma, se lo salvano ci fanno un gran figura, poi chi vivrà vedrà. La seconda è che vogliono vedre quali sono i limiti, in pratica stanno facendo ricerca.
Il piccolo è spirato venerdì mattina, dopo quattro giorni di passione. La madre a pezzi, il padre forse un po' sollevato, ma chissà. Domenica, all'ingresso del cimitero, una scritta che mi ha fatto incazzare: "qui finisce la giustizia degli uomini - qui inizia la giustizia di dio".
"Allora siamo a posto!". Non sapevo da che parte girarmi. A destra c'era un prato: mi sono tolto la giacca, ho lasciato il piccolo corteo e sono andato a cercare soffioni col mostro.
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