mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo?
Ecco, qui ad aprile arriva il papa. In città, intendo, con tanto di incontro della comunità accademica.
Si preannuncia bagarre, per la visita di Ratzi, e già qui si stanno scaldando i muscoli per lo sprint finale ad assicurarsi un angolino all'interno di un parterre con un numero di posti limitati (circa 2000 persone, mica cotiche). Addirittura si comunica che
Sarà possibile confermare la propria presenza, rispondendo al messaggio di posta elettronica che verrà inviato lunedì 19 marzo a tutti i docenti, al personale tecnico-amministrativo e agli studenti.
Le conferme verranno accolte in base alla precedenza temporale della risposta al messaggio di posta elettronica.
Far parte di un organo accademico però ha i suoi vantaggi:
Ulteriori posti, in numero limitato, potranno essere successivamente assegnati alle varie componenti della Comunità Accademica; un'area sarà comunque riservata agli Organi Accademici e alle Autorità.
E comunque. Io non lo so se andarci. Da un lato il cotè presenzialista me lo imporrebbe, magari addobbato con una collana di preservativi o con una maglietta spiritosa con riferimemti ai dico, al gay in noi (e pure in lui) o alla fine del concordato. Oppure non andarci, certo. Ma temo che il mio sdegnato rifiuto passerebbe, come dire, vagamente in secondo piano, in mezzo a dumelia persone festanti. Potrei scrivere una lettera al giornale locale, ma uno inizia a scrivere lettere ai giornali e poi finisce al parco a inveire contro i giovinastri e a dar da mangiare ai piccioni.
Insomma, la domanda mi tormenta, ma mai quanto quella che segue: ma perchè diavolo una università, tempio (tra le altre cose) della conoscenza, dovrebbe accogliere festante uno dei nemici più acerrimi della conoscenza stessa?
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