venerdì, febbraio 10, 2006

il mio corpo per la scienza

La scienza è il mio lavoro. Una buona parte della mia vita. La insegno, indegnamente. Faccio ricerca. Ho scritto qualche articolo scientifico. Mi capita di fare da referee.
Ma ora sono pronto al salto di qualità.
Una delle assistenti di vasca (trad: bagnina) della piscina che frequento da qualche anno, mossa a pietà dalla storia del mio ginocchio (operazione ai legamenti programmata per il 2 marzo), dapprima mi ha chiesto se dopo l'intervento avrebbe potuto fare qualche fotografia al melone raggrinzito che mi ritroverò.
Incoraggiata, mi ha spiegato che si sta laureando sulle terapie postoperatorie in acque termali delle ginocchia con il legamenti lesionati, e che sarebbe disposta a farmi la riabilitazione in piscina (gratuitamente) a patto di potermi mettere nella sua tesi.
Potevo io sottrarmi? Potevo rifiutare una cortesia a una giovane studiosa delle scienze motorie bionda e tonica (il mio attuale fisioterapista di fiducia è un sessantenne simpatico e bravissimo, ma francamente poco avvenente)?
Un solo dubbio: dato che le acque della piscina nulla hanno di termale, mi userà come una sorta di "bianco"? A dimostrare la minore o scarsa efficacia in assenza di acque termali? E un altro, già che ci sono: i miei laureandi sbagliano la stessa reazione una media di tre volte prima di tirar fuori il prodotto buono, ammesso che vi riescano. Io sarò l'esperimento due o quattro? (ecco che l'ipocondriaco riaffiora, puntuale)